martedì 4 settembre 2012

36 Don Arturo Blasutto, vittima della Chiesa


36 Don Arturo Blasutto, vittima della Chiesa
 
Se non avessi letto che don Arturo Blasutto di Monteaperta di Taipana è morto il 17 di settembre, non avrei neanche saputo che era esistito, e non solo io. Eppure la vicenda mortale di questo servo di Dio è di una drammaticità scandalosa, come scandaloso è il vangelo.
Dei suoi 81 anni (era nato il 23 di ottobre del ’13), ne ha trascorsi 18 nella cura delle anime, con una fine dolorosa, e il resto a casa.
A Oseacco aveva trascorso gli anni tormentati della guerra vivendo giorno per giorno il mistero della incarnazione anche culturale e servendo tutti quelli che venivano a chiedere aiuto, guardando al bisogno e non la militanza ideologica. Questo lo consiglia il vangelo, ma i patrioti e gli imboscati non gli l'hanno perdonato e lo hanno fatto passare come titino.
Nel ’46 è iniziata la seconda e ultima tappa, a Liessa. La sua colpa? Adoperare nel ministero la lingua della gente. Da li accuse, indagini, pettegolezzi, campagne diffamatorie sulla stampa locale e statale. Il vescovo Nogara gli fece firmare professioni di fede italiana per tenere buoni i cattivi, che non trovano in lui motivi di condanna. Il brigadiere di Clodig dice: “Se don Blasutto parlasse in italiano, non avrebbe nessuna accusa”.
In barba alla coerenza e all' innocenza di questo prete, la curia di Udine gli toglie la parrocchia e don Arturo va a cercare un boccone di pane di affetto a casa sua, restituendo il sussidio del vescovo. Ha 42 anni, più giovane della pluralità dei preti che oggi sono in servizio. Prima dice messa in chiesa ma senza campane; poi gli viene inibita anche la chiesa. Un confino umiliante lungo quaranta anni.
Il calvario di don Blasutto è a livello di Stepinac, Mindzenty e Beran. Un vicario patisce forse meno di un cardinale? Con la differenza che i cardinali sono stati condannati dai regimi atei e ritenuti martiri, mentre Blasutto è stato condannato da un regime democristiano e della Chiesa e dunque senza indulgenza.
Quelli che non partivano dal vangelo, come i fascisti, i democristiani, gli italianissimi, i partigiani, i gladiatori e anche gli spioni, hanno avuto tutti il loro premio. Se erano preti, hanno avuto la croce di cavaliere e magari anche il colletto rosso di monsignore o canonico.
Lui invece, che era sicuramente più in linea col vangelo, è stato condannato senza processo e senza appello.
Nogara ha fatto il peggio, Togliendogli la parrocchia. Ma neanche i vescovi seguenti non sono stati da meno. Difatti non gli hanno dato nè un paese nè un titolo, se non altro per onorare i suoi di casa, che lo assistevano. Nel ’56, con Zaffonato, Blasutto  aveva 43 anni. Nel ’73, con Battisti, ne aveva 60. In piena stagione. Riguardo a un titolo ecclesiastico, guardando certe ghigne e certe carriere premiate, non avrebbe sicuramente sfigurato.
Il vescovo gli ha dato ragione nella cassa. Non è troppo tardi, soprattutto per il povero prete? Viene di pensare a quella pagina tremenda del vangelo sui farisei che danno ragione ai profeti morti, testimoniando di essere figli di quelli che li hanno uccisi (Mt 23,29-31).
Fra poco torneranno a piangere sul seminario vuoto. Possono chiedere altra semente dopo avere impiegata malamente quella che Dio ci aveva inviata? Può il Signore ascoltarci? Sono il seminari e la diocesi che hanno bisogno di lui, non lui di loro. Secondo me, gli converrebbe fare venire fuori figli di Abramo dai sassi (Mt 3,9). Farebbe meno fatica e avrebbe più soddisfazioni.

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